Cosa cambia per le PMI con l’AI Act?

L’Europa scrive la storia con l’approvazione dell’AI Act: il regolamento sull’intelligenza artificiale. Dopo un lungo iter legislativo, il 13 marzo il Parlamento europeo ha approvato l’AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Un voto storico che segna l’inizio di una nuova era per la tecnologia del futuro. Con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astenuti, l’Europa ha sancito la creazione delle “prime regole complete e vincolanti al mondo” per l’intelligenza artificiale, come ha sottolineato il Commissario Ue al mercato interno, Thierry Breton. Un risultato che celebra la vittoria della democrazia sulle lobby e che posiziona l’Europa come regolatore globale degli standard in questo campo. L’AI Act si concentra su una regolamentazione mirata, intervenendo il meno possibile ma quanto necessario. Si inserisce in un contesto normativo più ampio, che include il Digital Markets Act, il Data Act e il Digital Services Act, a dimostrazione dell’impegno dell’UE nel regolare la tecnologia per proteggere i cittadini e promuovere l’innovazione responsabile.
Cosa prevede l’AI Act?
Il regolamento si compone di 113 articoli e 12 allegati e introduce una serie di disposizioni per classificare i sistemi di intelligenza artificiale in base al loro livello di rischio. Sistemi vietati: Sono vietati i sistemi di intelligenza artificiale che utilizzano la sorveglianza biometrica a distanza in tempo reale per identificare le persone in tempo reale e a distanza, come il riconoscimento facciale in tempo reale in spazi pubblici. Sistemi ad alto rischio: Questi sistemi, come quelli utilizzati per la valutazione del credito o l’assunzione di personale, saranno soggetti a requisiti rigorosi, come la supervisione umana e la valutazione da parte di un organismo indipendente. Sistemi a rischio limitato: Per questi sistemi, come i chatbot o i sistemi di raccomandazione, saranno previsti obblighi di trasparenza e di informazione per gli utenti. Le regole dell’AI Act non saranno applicate immediatamente. Alcune disposizioni entreranno in vigore dopo un paio di anni, mentre altre, come i divieti relativi alla sorveglianza biometrica, saranno attive entro sei mesi dall’entrata in vigore.
L’impegno dell’Italia
Il governo italiano sta lavorando a un provvedimento di legge che includerà le richieste dell’UE, come l’istituzione di un’autorità di vigilanza e la creazione di sandbox per lo sviluppo e l’addestramento di sistemi AI da parte di PMI e start-up. L’AI Act rappresenta una tappa fondamentale per l’Europa e per il futuro dell’intelligenza artificiale. Un regolamento ambizioso che pone l’uomo al centro della tecnologia e che contribuirà a creare un futuro digitale sicuro, responsabile e inclusivo. Le violazioni del regolamento saranno sanzionate con multe fino a 35 milioni di euro o al 7% del fatturato globale, a seconda di quale sia più elevato. Il regolamento dovrà essere recepito dagli Stati membri, che dovranno adottare misure interne per conformarsi alle disposizioni. Un passo avanti verso un futuro digitale sicuro e responsabile. L’approvazione dell’AI Act è un passo avanti significativo verso un futuro digitale sicuro e responsabile. L’Europa ha dimostrato il suo impegno a guidare la regolamentazione dell’intelligenza artificiale a livello globale, ponendo l’uomo al centro della tecnologia e garantendo un equilibrio tra innovazione e protezione dei cittadini.
L’analisi
L’intervento dell’avvocato Annalisa Gagliano: “Un importante passo avanti a tutela dei diritti fondamentali delle persone che possono essere violati da un utilizzo non regolamentato degli strumenti di intelligenza artificiale, con particolare riferimento ai sistemi di AI che comportano un alto livello di rischio in tal senso. Tale intervento normativo consentirà di poter cogliere i vantaggi connessi all’utilizzo di tali applicazioni in maniera sicura e affidabile. Pertanto, gli sviluppatori e gli operatori che utilizzeranno le applicazioni di AI saranno tenuti ad adeguarsi creando nuovi sistemi organizzativi per operare in conformità alla legge”.