Il potere è sia un verbo che un sostantivo

Antonella Villa, business coach e fondatrice di CLO Center
Il POTERE ha sempre una duplice natura:
– PERSONALE: io sono la causa, non sono l’effetto
– RELAZIONALE: agisco per influenzare l’altro e il contesto che condividiamo.
Il limite etico è rappresentato dalla risposta a questa domanda: “Come posso essere causa nel contesto, come riesco a influenzare la mia organizzazione (azienda, famiglia, gruppo, coppia…) verso qualcosa di importante per me, senza agire la forza? Come elimino la dimensione del prevaricare che il potere sembra portare con sé?”
Partiamo da questo assunto: il potere è un verbo ed è anche un sostantivo.
Il SOSTANTIVO POTERE è un nome, indica una forza che induce gli altri attori sociali ad agire in modo coerente con gli scopi e gli interessi di chi lo possiede. Nelle relazioni di potere, un soggetto lo esercita indirizzandolo verso un altro soggetto, creando tre posizioni relazionali rappresentative:
– Passivo (l’altro subisce) quando abilita solo un comportamento da sottomesso, di mera esecuzione della volontà altrui;
– Aggressivo (l’altro si contrappone) quando il comportamento diventa ribellione, esprimendo contrarietà alla richiesta/pretesa in atto;
– Neutro (di reciproca soddisfazione) quando l’altro attore manifesta un proprio vantaggio esplicito, coerente al proprio scopo o al proprio interesse.
Il VERBO POTERE esprime il risultato della possibilità di qualcosa. Un esempio è il potere di INFLUENZARE: realizzazione effettiva, diretta e concreta, del suo dispiegarsi nella relazione con sé, con l’altro, con il mondo. Realizza una sintonia, una coralità, un cambiamento di direzione. È generalmente inteso come risultato intenzionale di un cambiamento che si produce nella relazione. L’influenza, dunque, è il risultato che deriva dall’insieme delle azioni messe in atto concretamente da un soggetto, dotato di potere, per ottenere acquiescenza da parte di chi quel potere lo riceve e, a sua volta aderendovi, lo può poi trasferire ad altri. In questo senso l’influenza ha come prerogativa l’essere invischiante. E’ da essa che si generano repulsione per alcuni, attrazione per altri, adesione per altri ancora. Il potere è dunque un processo relazionale che ha come esito l’influenza, il cambiamento del risultato. Nelle relazioni di potere ci sono in gioco elementi ‘di valore’ desiderati da chi li vuole per sé.
Cosa significa?
Un esempio: nelle aziende sono giudicati elementi ‘di valore’ alcune risorse come le capacità eccellenti di gestione e di progettazione, di execution, capacità creative o economiche, o cognitive, o di network. Nella relazione di scambio quindi, un individuo o un gruppo, ottiene intenzionalmente la cessione di queste risorse da parte di un altro individuo o di un altro gruppo. In quanto capacità di imporre a una controparte, che accetta di buon grado, l’esecuzione di un comportamento di scambio, e cioè un’azione che diversamente non avrebbe messo in campo, esso produce sempre un vantaggio reciproco. Il cosiddetto vantaggio negoziale.
Questo risultato, il vantaggio derivante appunto dalla negoziazione, è l’indicatore discriminante che risponde alla domanda sull’etica posta all’inizio di questo articolo.
Abbiamo diverse possibilità:
– accordo condiviso e dunque garanzia di durabilità:
– accordo parziale e dunque esposto a nuove negoziazioni più vantaggiose almeno per una parte:
– accordo subito, altamente instabile e vissuto come coercizione da sovvertire
La leadership si interroga eticamente sulla qualità del vantaggio negoziale, quello che rende possibile il cambiamento: ad accordo raggiunto che cosa cambierà o sarà cambiato nei sistemi di relazione? Qual vantaggio negoziale? È da qui che si valuta la differenza per il sistema. Questo ed altri argomenti saranno trattati nel mio nuovo percorso Relationshift – Empower your Leadership. Per avere tutte le info e per poterti iscrivere, prenota la tua call gratuita con me.
Sarò felice di rispondere a tutte le tue domande.
Antonella Villa, business coach e fondatrice di CLO Center