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Performance e carriera: qual è la relazione?

 Performance e carriera: qual è la relazione?

Antonella Villa, business coach e fondatrice di CLO Center

Una mia cliente qualche settimana fa mi ha detto: “Faccio numeri da record eppure la mia C-Level nutre sempre dei dubbi su di me che, invece, lei non ha nei confronti di colleghi con performance inferiori alle mie”. Questo è assolutamente possibile e qui ti spiego il perché. Giovanna, mia cliente e senior manager nell’area sales di un grande gruppo europeo nel settore automotive, a capo di un team di 8 persone, mi racconta cosa le accade da quando questa C-Level è diventata capo della divisione. Giovanna da sempre ha performance eccellenti, i suoi riporti diretti rispondono con valutazioni positive, sempre entusiasti per il supporto che ricevono da lei, per le sue capacità di formazione, che effettivamente sono tra quelle dei migliori venditori del gruppo.

Eppure…Eppure la ‘capa’ di Giovanna – come lei la chiama – sembra sempre incoraggiare altri colleghi, meno performanti, quando si parla di promozione o crescita in generale. E mi precisa che in questo caso il gender non c’entra nulla: i colleghi comprendono anche colleghe.

“Perché succede, cosa ho di sbagliato, cosa faccio che non va bene? Io lavoro 24 ore al giorno eppure non basta mai!!! Probabilmente non è l’azienda che fa per me” queste le sue parole, quando la incontro. È arrabbiata e soprattutto rassegnata.

“E se fosse troppo e contemporaneamente troppo poco?” Le rispondo durante una delle
nostre prime sessioni.

Le aziende non hanno solo necessità di numeri, hanno necessità di comprendere come
quei numeri possano garantire equilibrio e stabilità nel tempo, crescita, anche coesione. E per comprenderlo hanno bisogno, come i tuoi riporti – di essere rassicurate sul fatto che accadrà: di poterlo ascoltare in un linguaggio per loro comprensibile, immaginabile, che non sia difficile da riportare. Un modo che sia coerente con quanto magari si sta costruendo anche altrove.

Mi osserva, in ascolto.

E allora le faccio questa domanda: “che cosa fai per rendere incomprensibile, per la tua capa, non tanto il risultato in sé, ma il valore di ciò che porti? Che cosa oscura il tuo lavoro, lasciandole solo un buco nero?”. E poi, proseguo: “che cosa fanno i tuoi colleghi rispetto al buco nero?”. Mi guarda perplessa, pietrificata e quasi infastidita. Riflette in silenzio e poi… si illumina, solleva lo sguardo e mi risponde “non pretendono che lei veda oltre il nero!”. Ed è questa la differenza, la grande differenza, tra un’ottima performer, eccellente, e una leader. Una leader guida e accompagna, sempre, anche il proprio capo o capa. Leader si impara ad essere nel day by day, attraverso il governo delle diverse relazioni che ci coinvolgono, su piani differenti nei sistemi che abitiamo: il piano della realtà e della concretezza, quello del contesto e della cultura, quello politico e del potere. Giovanna è ora in cammino e ha appena ricevuto la proposta di guidare il mercato West e Central Europe.

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Redazione Corporate Community

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