PMI 2025: situazione e ristrutturazione del debito

Il primo semestre del 2025 si è rivelato un periodo di luci e ombre per le PMI italiane. Dopo un 2024 di stabilizzazione, le piccole e medie imprese stanno mostrando segnali di resilienza e capacità di adattamento, pur dovendo affrontare uno scenario economico caratterizzato da incertezze geopolitiche, dazi commerciali e una crescita ancora fragile. L’elemento centrale, che accomuna moltissime aziende, rimane la gestione del debito e la necessità di accedere a strumenti di ristrutturazione finanziaria per garantire continuità operativa.
PMI italiane tra ripresa e criticità
Secondo i dati più recenti, la probabilità media di default delle imprese non finanziarie si è attestata intorno al 5,3%, il valore più basso dal 2020. Questo indica un miglioramento della stabilità finanziaria, ma le previsioni per i prossimi mesi segnalano un possibile peggioramento, con il rischio di risalita fino al 5,5%. I settori più esposti rimangono commercio, edilizia e manifattura, che registrano un numero significativo di procedure concorsuali e difficoltà legate alla liquidità. Nonostante i prezzi dell’energia in discesa, i costi italiani rimangono superiori rispetto alla media europea e gli incentivi del Piano Transizione 5.0 non stanno producendo i risultati sperati: a oggi solo una piccola parte dei fondi disponibili è stata effettivamente utilizzata dalle imprese. A ciò si aggiunge un contesto internazionale che penalizza il manifatturiero, con dazi e tensioni commerciali che frenano gli investimenti e minano la fiducia.
Il nodo della ristrutturazione del debito
In questo scenario, sempre più PMI si trovano nella condizione di dover ristrutturare i propri debiti per evitare il fallimento e garantire la continuità aziendale. La ristrutturazione del debito consiste nella rinegoziazione delle condizioni dei prestiti, con possibilità di allungamento delle scadenze, riduzione degli interessi o accordi concordati con i creditori. Uno strumento sempre più diffuso è la Composizione Negoziata della Crisi, che nel 2025 ha visto un forte incremento di richieste. Si tratta di una procedura che permette alle imprese in difficoltà di dialogare con banche e creditori sotto la supervisione di un esperto, con l’obiettivo di trovare soluzioni sostenibili senza arrivare alla liquidazione. Le prime analisi mostrano che le aziende più strutturate hanno maggiori possibilità di successo, mentre le microimprese faticano a ottenere risultati concreti per via della scarsa cultura finanziaria e della debolezza organizzativa.
Fallimenti e alternative possibili
Il numero di fallimenti, dopo il minimo storico del 2023, è tornato a crescere in modo significativo. Tuttavia, il Codice della Crisi spinge verso soluzioni che privilegiano la continuità aziendale rispetto alla chiusura definitiva. In questo senso, si stanno diffondendo anche forme innovative come i workers buyout (WBO), dove i dipendenti rilevano l’azienda in crisi trasformandola in cooperativa: una soluzione che garantisce tassi di sopravvivenza molto più elevati rispetto alle imprese tradizionali.
Incentivi e prospettive per le PMI
Sul fronte degli aiuti, la Legge di Bilancio 2025 ha rifinanziato strumenti come la Nuova Sabatini, i contratti di sviluppo e i fondi europei, con particolare attenzione alle PMI del Mezzogiorno. Inoltre, il Fondo di Garanzia PMI continua a rappresentare una risorsa fondamentale per accedere al credito, mentre si rafforzano anche i programmi legati alla digitalizzazione e alla transizione ecologica. Tuttavia, secondo gli esperti, sarà necessario rafforzare ulteriormente questi strumenti, facilitare la rinegoziazione dei crediti e incentivare il ricorso a forme di finanza alternativa. Solo così le imprese potranno affrontare con maggiore solidità le sfide dei prossimi mesi, evitando il rischio di una nuova ondata di insolvenze. Il primo semestre 2025 ci restituisce un quadro complesso ma non privo di opportunità. Le PMI italiane stanno dimostrando resilienza, ma la strada verso una crescita stabile richiede un utilizzo più efficace degli incentivi pubblici, una maggiore attenzione alla gestione del debito e strumenti di prevenzione delle crisi più accessibili anche alle microimprese. La ristrutturazione del debito non deve essere vista come un segnale di debolezza, ma come una leva strategica per proteggere la continuità aziendale e aprire la strada a nuovi percorsi di sviluppo.